CASA PER LA PACE

 

 

Il 10 dicembre 2010 è stata visitata la “Casa della Pace” una struttura di circa 3400 mq gestita dall’Arciconfraternita del SS. Sacramento e di S. Trifone. Al momento della visita, gli ospiti presenti sono 210 di cui 70 afgani arrivati due giorni prima dal Centro del Forlanini definitivamente dismesso. Oltre agli afgani, ci sono anche alcuni iracheni e pakistani, pochissimi gli africani. Il centro strutturato in grandi stanze in grado di ospitare un numero minimo di 4 persone ed un massimo di 10, non prevede l’accoglienza per le famiglie ed è un centro di accoglienza esclusivamente maschile. La permanenza media nel centro è di 6 mesi rinnovabili.
La Casa della Pace è aperta dalle 19.00 di sera fino alle 8.00 del mattino. Terminata la colazione, gli ospiti devono lasciare i propri alloggi e non possono farci ritorno prima della cena. Ogni giorno. Tutti i giorni: sia feriali che festivi.
Al rientro molti degli ospiti si incontrano nella mensa e si preparano un tè caldo: soprattutto d’inverno, dopo una lunga giornata trascorsa fuori, ingerire qualcosa di caldo è indispensabile. Intorno alle 20.00 arriva la cena e gli ospiti si ritrovano nella mensa in comune. La gran parte degli ospiti non ha un lavoro e non ha soldi. Si sposta utilizzando i mezzi pubblici e raggiunge il centro di Roma. Alcuni di loro seguono dei corsi di lingua italiani, altri vagano per la città e si dirigono lentamente alla mensa della CARITAS vicino alla stazione termini per pranzare. Quando è iniziato il reportage, la gran parte degli ospiti del centro era di ritorno dopo una lunga giornata trascorsa all’aperto, nonostante la rigida temperatura invernale. Molti di loro si sono avvicinati spontaneamente e hanno raccontato le loro storie e i loro problemi odierni. Muoversi è difficile. Il centro della città è lontano, e non avere i soldi per il trasporto pubblico è un problema. I corsi di italiano sono gratuiti, ma frequentarne uno interamente può arrivare a costare fino a 2.000 € se si calcolano le multe per essere saliti sugli autobus senza pagare. Per non parlare del disagio di sentirsi addosso lo sguardo di disapprovazione degli altri passeggeri, di chi li guarda come stranieri che approfittano dei servizi pubblici senza pagare.
Tra le persone incontrate nella visita alla Case della Pace c’erano gli afgani presenti nel centro di accoglienza allestito al Forlanini dal quale due sere prima erano stati trasferiti. I pochi oggetti personali ancora da sistemare, gli spazi ancora estranei con cui familiarizzare. I presenti già incontrati al Forlanini hanno accolto il gruppo di PRIME Italia con stupore e calore, come si fa con degli amici che non si vedono da tanto tempo e di cui un pò si sono perse le tracce. Terminati i saluti e il racconto del presente lo stesso preoccupato interrogativo sul futuro. “E dopo il 30 settembre cosa accadrà?” si chiedevano al Forlanini. “E dopo il 31 marzo che succederà?” hanno chiesto ancora alla Casa della Pace, sapendo che purtroppo non esiste una facile risposta.