Sensibilizzazione

PRIME Italia vuole promuovere azioni di sensibilizzazione presso la societá in modo da poter coinvolgere maggiormente le persone nelle problematiche dei rifugiati e dei richiedenti asilo, e allo stesso tempo, contribuire a creare un ambiete piu favorevole al loro inserimento sociale, culturale e lavorativo.
Tra le attivitá di sensibilizzazione promosse attualmente da PRIME Italia, particolare importanza riveste il percorso fotografico che vuole mostrare come, la migrazione forzata che porta i richiedenti assistenza internazionale ad arrivare in Italia, non termina con il loro arrivo.
Lo spazio per l’impiego ha permesso di entrare in contatto con diversi gruppi di popolazioni disagiate, in particolare con titolari di protezione umanitaria di nazionalità afgana.
Nel corso del 2009 la situazione degli afgani a Roma è stata periodicamente affrontata dai media. Nell’aprile del 2009 i giornali italiani mostrarono le immagini di un gruppo di bambini afgani di età tra i 10 e 15 anni che dormiva infilandosi dentro i tombini. In autunno si tornò di nuovo sull’argomento parlando della “buca”: il cantiere di un palazzo in costruzione trasformato in rifugio da circa 150 afgani in condizioni di vita inaccettabili. Seguì lo sgombero ed una soluzione temporanea al problema: il trasferimento a Castelnuovo di Porto. Lasciato il CARA, vennero riportati a Roma e sistemati presso il centro di accoglienza allestito in un padiglione del Forlanini. A giugno, concluso il periodo del piano “emergenza freddo”, grazie anche alla mobilitazione di associazioni operanti sul territorio e a molteplici incontri tenuti con l’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune, la scadenza del 30 giugno è stata prorogata al 30 settembre e oggi si discute sul da farsi. Nel frattempo molti degli afgani ospitati al Forlanini sono tornati in strada, altri sono arrivati dall’Ostiense. Per far fronte all’emergenza dei nuovi arrivi prima dell’estate alcune persone di nazionalità afgana sono stati trasferite temporaneamente alla Casa della Pace. Questa vicenda è stata seguita da vicino da PRIME Italia nel 2010 attraverso la realizzazione di un reportage fotografico finalizzato a raccontare i luoghi del percorso degli afgani a Roma.

A gennaio 2010 è stata fotografata “la buca” all’Ostiense, a marzo la Prefettura di Roma ha dato l’autorizzazione ad entrare presso il CARA di Castelnuovo di Porto (il reportage è stato realizzato in data 31/03/2010); infine, l’08/09/2010, con l’autorizzazione del Comune di Roma (V Dipartimento – Politiche Sociali) e della direzione dell’ospedale San Camillo, si è realizzato un reportage fotografico allestito all’interno dell’ospedale. Infine nel mese di dicembre si è ottenuta l’autorizzazione ad entrare presso la Casa della Pace. Il servizio fotografico è stato realizzato in ognuna delle sue tappe nel totale rispetto del protocollo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati e migranti, tutelando coloro che liberamente hanno deciso di farsi fotografare, adottando tutte le accortezze necessarie in merito all’identità ed all’immagine del soggetto fotografato.

Attraverso il materiale fotografico PRIME Italia vuole rendere consapevoli le persone sui limiti dell’attuale sistema di accoglienza, vuole far ragionare sulle conseguenze di un sistema che spesso è responsabile di aggiungere al trauma della migrazione forzata quello della migrazione continua, e che spesso conduce all’isolamento, ad un ulteriore precario confinamento territoriale e in ultima analisi ad una nuova espulsione culturale, economica e sociale.
Parlare dei richiedenti asilo, rifugiati e titolari di protezione umanitaria e delle loro difficoltà nel trovare alloggio o impiego in Italia, è un tema tutt’altro che semplice in un contesto come quello del nostro paese in cui, spesso, l’informazione e il mondo politico non approfondiscono le cause e le responsabilità dell’attuale crisi economica, della crisi abitativa o di quella occupazionale e si limitano ad analizzarne gli effetti creando antagonismo tra i costi per i servizi ai “cittadini italiani” e quelli per l’accoglienza agli stranieri, tra la disoccupazione italiana e l’impiego della forza lavoro degli immigrati, tra la scarsità di alloggi e l’allestimento dei centri di accoglienza. Attraverso il materiale fotografico PRIME Italia vuole promuovere un approccio critico e complesso al tema dell’integrazione e dell’accoglienza.
A partire dal materiale fotografico raccolto PRIME Italia vuole realizzare dei prodotti che non necessariamente dovranno essere pannelli espositivi rigidi per allestimenti in spazi appositi, ma riproduzioni su tela, t-shirt o altro materiale che possa essere utilizzato anche in contesti diversi dagli spazi espositivi.
Attraverso il materiale fotografico PRIME Italia vuole sperimentare forme di “social mob” con lo scopo di coinvolgere la società civile nell’azione di sensibilizzazione prevista a partire dagli scatti realizzati allargando la base di consenso, il dibattito e la discussione all’interno dell’associazione.
L’obiettivo è quello di raggiungere i luoghi “lontani” rispetto alle normali rotte dei percorsi fotografici di questo tipo, arrivando nelle periferie urbane, nelle aree più problematiche e meno sensibili alle tematiche, provando ad uscire dall’asfittico circuito di autoreferenzialità di esperienze simili apprezzate da persone già interessate, sensibilizzate e informate sulle problematiche che si intendono affrontare.