Campo profughi di Ponte Mammolo

Campo profughi di Ponte Mammolo

A Roma vivono circa 8000 persone tra richiedenti e titolari di protezione internazionale. Tutti hanno diritto ad un alloggio, oltre ai servizi di base, ma la realtà vuole che la maggior parte dei rifugiati si trovi a sopravvivere per strada o in condizione di indigenza ed emarginazione.
In base alle rilevazioni fatte dell’unità di strada dell’associazione MEDU (Medici per i Diritti Umani), circa mille sono i rifugiati senza fissa dimora, destinati all’invisibilità e all’esclusione ai margini della città. Molti sopravvivono in baracche, in scatole di cartone, sotto coperte e fogli di giornale.
Esistono inoltre le realtà delle grandi occupazioni nei quartieri di Romanina, Collatina e Ponte Mammolo dove risiedono oltre 1.700 persone e famiglie in condizioni di forte degrado e in strutture fatiscenti.
è quindi evidente come nelle zone marginali della città esista una massa enorme di rifugiati completamente invisibili sia alle istituzioni, sia ai cittadini che vivono a poche centinaia di metri di insediamenti spontanei abitati da famiglie e bambini. Sono questi i cosiddetti “rifugiati invisibili” che non hanno posto nei centri di accoglienza, che non si organizzano con connazionali in appartamenti il cui fitto è spropositato ma, per ragioni a volte oscure, si ritrovano in questi luoghi senza assistenza, senza acqua, servizi igienici, luce elettrica, in abitazioni fatiscenti pericolanti e spesso pericolose.
Criticità che sono acuite in presenza di migranti appartenenti a categorie più vulnerabili (vittime di tortura, vittime di violenze/abusi, nuclei familiari, singoli adulti con minori, portatori di handicap fisici e persone con disagio mentale).

In via delle Messi d’Oro a Ponte Mammolo, a circa 200 mt. dalla fermata Ponte Mammolo della linea B, sorge l’insediamento (conosciuto anche come Comunità della Pace) su un appezzamento di terreno dato in concessione dal demanio dell’Istituto Superiore di Sanità. Nasce nel 2003 ed è parte di un insediamento più vasto abitato in prevalenza da famiglie Rom.
Nel mese di luglio 2013, PRIME Italia è venuta a conoscenza della situazione in cui queste persone si trovano a vivere, grazie a una video maker che ha realizzato un video all’interno dell’insediamento ed intervistato il presidente di PRIME Italia.
In seguito, alcuni volontari di PRIME Italia si sono recati all’interno dell’insediamento accompagnati da uno dei giovani eritrei ed hanno potuto nel corso di quella prima e delle successive visite, raccogliere le informazioni principali sull’insediamento e sui bisogni più urgenti.
Il campo è composto da circa 50 unità abitative, spesso in muratura con il tetto di materiali diversi (plastica, lamiera, cartone), in alcuni casi vere e proprie baracche costruite con materiali di risulta. Le case, se si possono chiamare tali, sono pericolanti, non coibentate, costruite con materiali infiammabili.

Le condizioni igieniche generali dell’area sono precarie: cumuli di rifiuti e bottiglie di plastica sono dislocati in giro ed in particolare in alcune aree del campo in cui, evidentemente, gli abitanti pongono meno attenzione all’igiene. Mancano generi necessari per svolgere le ordinarie attività domestiche (scaldarsi, cucinare, conservare il cibo, manutenere gli ambienti per garantirne la funzionalità). Le unità abitative non sono provviste di coperte, fornelletti per cucinare e scaldare il cibo, utensili da cucina, attrezzi da lavoro, ecc.
La produzione di corrente elettrica tramite generatori si configura come uno dei bisogni primari, non solo per alimentare fonti luminose ma anche e soprattutto elettrodomestici per la conservazione e la preparazione dei cibi e fonti di calore durante l’inverno. Al momento i due spazi comuni adibiti a cucine e sale ricreative utilizzano due generatori elettrici a gasolio, che hanno costi economici e ambientali molto alti; il resto del campo è in gran parte al buio.

Nell’insediamento risiedono tra le 80 e le 100 persone, oltre il 90% sono eritrei, quasi tutti uomini adulti, in maggioranza con lo status di rifugiato, alcuni richiedenti asilo o beneficiari di altra protezione internazionale. Si contano alcuni minori non accompagnati ed alcune donne. Pochissimi tra gli abitanti vi risiedono stabilmente. E’ considerata una struttura dove trovare riparo in attesa di partire verso altre destinazioni o di trovare una fonte di reddito che permetta di pagare l’affitto di una casa vera. I flussi vanno dal campo verso altre mete e a volte anche al contrario.

Azioni specifiche attuate:
Identificazione e acquisto di generi necessari per svolgere le consuete funzioni domestiche e garantire la manutenzione del campo.

Gli operatori di PRIME Italia, hanno identificato in collaborazione ad alcuni residenti del campo, i principali bisogni immediati per proteggersi dal freddo, per poter cucinare scaldarsi ecc.
Presa di contatto con i rifugiati presenti nel campo, cercando di acquisire la loro fiducia e instaurare un rapporto di collaborazione.

Risultati raggiunti:
Distribuzione di 50 sacchi a pelo per porre rimedio all’emergenza freddo presentatasi nel mese di novembre 2013 in collaborazione con ADRA Italia.

Il lavoro nel campo continua ed una grande azienda come Leroy Merlin si è avvicinata alla realtà del campo che non poteva essere ignorata. Lo store di Leroy Merlin Tiburtina con cui abbiamo avuto il primo contatto, ha offerto prima di tutto un’analisi delle acque, che fino a quel momento non erano state utilizzate dai ragazzi del campo in quanto si temeva che fossero altamente nocive. Fortunatamente sono state ritenute potabili ed utilizzabili. Successivamente, insieme a Leroy Merlin, abbiamo provveduto al sostegno igienico sanitario del campo. Ai ragazzi sono stati offerti dei corsi di formazione sulla ristrutturazione edilizia, cosicché potessero migliorare le condizioni delle loro piccole e precarie case. Al termine del corso, uno dei ragazzi è stato assunto per un tirocinio presso lo store di Leroy Merlin Tiburtina.

Ponte Mammolo ha vinto, insieme a noi, il premio per il “Progetto del Cuore” di Leroy Merlin Italia.

Poi è arrivato l’11 maggio.